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Testimonianze dal Fronte Russo (1942)

L'assedio a Tcherkovo - Giuseppe Colangelo - "L'Aviere - Poesia dedicata al Generale di Aviazione Pezzi, non rientrato da un volo"

Sono quaranta sotto zero
oggi sul campo e la squadriglia è in volo
oltre l'anse del Don; come uno stuolo
s'alzò, per divenire un punto nero.
 
Da quando Egli è con noi , uno è il pensiero:
agire. E il nostro vivere è un crogiuolo
dove l'uomo, librandosi dal suolo,
perde le scorie lungo il sentiero.
 
Siamo una sola anima vibrante
d'amor di patria, della nostra Italia,
racchiusa da incantevoli marine
 
che, generosa, dona l'olezzante
zagara per il vel delle sposine;
pei morti il mesto fiore della dalia.
 
* * *
 
All'improvviso l'aria cristallina
taglia un sibilo lungo e prolungato;
aerei sono ch'hanno l'uncinato
segno, partiti anch'essi la mattina.
 
Come bolidi irrompono: la china
ala scivola sull'improvvisato
spiazzo; noi tutti tratteniamo il fiato
grosso per il timor d'una rovina.
 
E uno... due... tre; son dei maestri
questi piloti ch'hanno preso terra
sul ghiaccio, a quella gran velocità.
 
Ma gli altri? Hanno creduto far la guerra
all'elemento infido ed or, maldestri,
han "capotato" e sono inerti, là!
 
 * * *

 Anche i "Macchi" ora vengono; chi sa
cosa li attende sulla pista dura.
Basta un attimo sol; la sepoltura
è preparata per l'eternità.
 
Compatta la squadriglia, in fila, va
rapida degradando in cerchi e cura
imboccar controvento la pianura.
Son cento all'ora e più. Ce la farà?
 
E uno... due... son quattro ora son nove
discesi e gli altri sfrecciano planando
sicuri, quasi fosse un carosello.
 
L'ultimo scende; elastico è il carrello
fermasi. E' Lui. Sorride. Nelle prove ardue è sublime come nel Comando.
 
* * *
Voi feriti e ammalati di Tcherkowo,
combattenti assediati, senza mezzi,
non v'è speranza più che il cerchio spezzi
il martirio s'offerto e ch'or rinnovo.
 
Tutto è vano; su voi, sfiniti, piovono
ombre e lacrime ancor; tacciono i pezzi.
E' finita - si mormora - ma Pezzi
è atterrato con noi, dentro Tcherkowo.
 
Vuol morir con noi! Col generale,
splendido nella giovane figura,
il burbero Bocchetti s'accompagna,
 
dalla candida inver capellatura.
Terza venne, immancabile compagna,
la negra Parca dentro l'Ospedale.
 
* * *

A Woroscilowgrad l'attendevamo
il Generale; ma da noi non venne
mai più; la radio con le fide antenne
attese invano l'onda ed il richiamo
 
del velivolo noto. Come siamo
fanciulli! Il nostro cuor non si contenne.
Sui bianchi fogli torneran le penne,
un giorno, a dir di lui, se noi viviamo.
 
Ma quest'oggi in un angolo di pista
i suoi fidi lavorano la zolla
nella crosta di ghiaccio, per la fossa
 
simbolica. L'adornano. Che possa
perdonarsi all'aviere se l'artista,
d'inverno, non vi ponga una corolla.
 
Castellamare di Stabia, maggio 1948