Sei in: Home page > archivio storico > Biografia Gen. S.A. Mario Pezzi > Lettera al Gen. S.A. Mario Pezzi

Lettera al Gen. S.A. Mario Pezzi

Lettera al Gen. S.A. Mario Pezzi
dal giornale "DIVITOR" BOLLETTINO DEL CIRCOLO REDUCI DELLA DIVISIONE TORINO
Aprile – Maggio – Giugno 1950 – Anno IV – N.02

 

La Divisione “Torino” non dimentica
 
Al Generale di Divisione Aerea Mario Pezzi Capo di Gabinetto del Ministero della Difesa.

Signor Generale

Probabilmente Ella rimarrà sorpreso nel vedersi rivolgere, all'atto della presa in possesso del Suo alto incarico, un particolare saluto da questo giornale di vecchi combattenti di terra.

Ma, il Suo cuore di fratello ed il dolore che da più di sette anni Ella conserva nell'animo per la perdita di chi Le era due volte caro e come fratello e come compagno d'armi e d'ideali, gliene faranno subito intuire la ragione quando sotto i Suoi occhi cadrà questo nome “Tscherkowo”.

Noi siamo i soldati della divisione “Torino” che fu protagonista del tragico assedio di “Tscherkowo”, quei soldati per i quali Suo Fratello, Generale Comandante dell'Aviazione dell'A.R.M.I.R., si sacrificò in uun volo senza ritorno.

Tragica e gloriosa vicenda: i resti di due divisioni dell'A.R.M.I.R. accerchiati con unità tedesche in Tscherkowo; un inesorabile cerchio di fuoco che si andava sempre più stringendo intorno ad essi; il dramma spaventoso di migliaia e migliaia di valorosi torturati dalla temperatura polare e dalle ferite; l'esaurimento di tutti i mezzi di soccorso e di cura; le morti per cancrena; l'assoluta necessità di un aiuto...

Suo Fratello, il Capo che della virtù dell'esempio aveva fatto una pratica quotidiana di vita e di azione, volle portare di persona tale aiuto.

Su un vecchio S.81 da trasporto disarmato partì ed atterrò nell'inferno di Tscherkowo.

Caricò sull'aereo diversi nostri feriti e ripartì per recarsi a prendere altri aiuti e per portarli nuovamente in quell'inferno, che il fuoco, il gelo e la morte rendevano sempre più orrendo.

Ma non tornò più. Un rogo nella steppa gelata, segnò l'eroico sacrificio di uno dei più valenti, audaci e generosi Generali dell'Aviazione Italiana, sacrificatosi coscientemente ed intrepidamente per recare soccorso ai compagni d'arme dell'Esercito.

Ci perdoni, Signor Generale, se riapriamo nel Suo cuore la piaga sulla quale il tempo aveva già esercitato la sua azione consolatrice, ma sentivamo il dovere di farLe sapere che il nome e la memoria di Suo Fratello non sono vivi soltanto nel cuore degli Aviatori d'Italia, ma anche in quello di tutti noi, vecchi soldati della divisione “Torino”. Voglia gradire perciò il nostro saluto fervido e cordiale, insieme all'augurio che l'Italia possa vedere le sue Forze Armate progredire sempre più sulla via della completa efficienza spirituale e materiale, e che il cuore e lo spirito dei giovani Aviatori, che oggi escono dall'Accademia di Nisida, siano all'altezza del cuore e dello spirito di Suo Fratello e degli altri undicimila Caduti dell'Aviazione Italiana nella guerra 1940-45.
P.P.

 

 

Lettera a Mario Pezzi - Articolo del periodico "DIVITOR" - La divisione "Torino" non dimentica